Ed ecco perchè non siamo arrivati in vetta …

3 agosto, è una bella giornata, il sole è caldo e la mattina possiamo dormire un po’ di più, tutto è pronto per la partenza. Abbiamo appuntamento con L., la nostra guida, alle 13 al casello di Ivrea, da lì proseguiremo insieme verso Chamonix.
Non c’è molto traffico ed arriviamo sul luogo dell’appuntamento con largo anticipo, quindi ne approfittiamo per pranzare a panini imbottiti … molto imbottiti 🙂1454073181.JPG
L. arriva puntuale ed in poche ore di viaggio, durante le quali ne approfittiamo per conoscerci un po’, arriviamo a destinazione. Facciamo un breve giro per il paese, che tra l’altro conosco già per esservi stato anni prima, e ne approfitto per rivedere alcuni posti a me cari. Poi, dopo esserci preparati di tutto punto prendiamo la funivia che ci porterà fino a quota 3800 mt.
E’ tardo pomeriggio e quindi non troviamo nessuno che sale con noi, così ne approfittiamo per scattare alcune fotografie dall’angusto finestrino della cabina.
Lo spettacolo è stupendo quanto impressionante, il paese diventa sempre più piccolo e sotto di noi scorrono velocemente le zone climatiche, prima i boschi che si diradano per lasciare posto ai prati, quindi le rocce ed infine proprio lì dove dobbiamo arrivare noi, il ghiacciaio.
Confesso che malgrado la mia apparente calma esteriore l’emozione di essere finalmente lì era intensa e non vedevo l’ora di mettere piede su quel mantello bianco e gelato, rso ancora più bianco dalla nevicata del giorno precedente.
In pochi minuti arriviamo in vetta e la temperatura che alla partenza era piacevole, credo fosse di quasi 25 gradi, qui non penso che superasse i 3 o 4. Ovviamente non c’è stato problema visto che a quelle temperature mi sento “a casa”. Una breve sosta per infilarci le giacche a vento ed attaccare i ramponi da ghiaccio agli scarponi, e dopo esserci legati in cordata lasciamo l’arrivo della funivia, arroccato su uno sperone di roccia, per incamminarci giù lungo un sentiero scavato nella neve che ci porterà nel giro di un’ora scarsa al rifugio “Des Cosmiques”, dove passeremo la notte.
384873916.JPGIn circa 40 minuti infatti, arriviamo al rifugio camminando lungo una traccia ben marcata, e mentre camminiamo in quel deserto di neve e ghiaccio l’idea che siamo in agosto mi fa sorridere.
Una volta arrivati ci sistemiamo per la notte, ceniamo, facciamo qualche fotografia in terrazza (ebbene sì, questo rifugio ha una spaziosa terrazza con una vista splendida), e dopo aver controllato per la milionesima volta tutta l’attrezzatura, alle 20 andiamo a dormire.
Durante la notte non sono stato molto bene, sarà stata l’altitudine, forse il freddo preso a fare fotografie subito dopo cena, o più realisticamente l’insieme delle cose ha fatto della nottata una brutta esperienza. In pratica ho trascorso la nottata in bagno con mal di testa e nausea…ma i dettagli preferisco tralasciarli…e va be’…
All’una suona la sveglia, non che stessi dormendo, l’emozione di quello che ci aspettava (e non solo quella) mi toglieva il sonno, quindi siamo scesi tutti per la colazione, ovviamente abbondante, ed indossata l’attrezzatura, accese le torce frontali, ci siamo legati di nuovo in cordata e via lungo la traccia nella neve ghiacciata, scrutando l’orizzonte alla ricerca di altri lumini, segno che qualcuno prima di noi era già partito.
Il cielo era sereno, si vedevano le stelle e tutto sembrava procedere nel migliare dei modi, un passo dietro l’altro, verso la vetta. Il percorso prevedeva il passaggio su alcuni versanti, inizialmente ripidi per salire in quota, poi più dolci fino a raggiungere la vetta. La nostra preparazione ci parmetteva di precedere a passo svelto, tanto che nel giro di un’ora circa avevamo già superato alcune cordate partite prima di noi, poi, dopo alcune ore di cammino il tempo ha iniziato a cambiare.
Proprio nell’arrivare in cima ad uno di questi pendii è iniziato a soffiare il vento, prima leggero, poi mentre si saliva, sempre più forte, al punto che ad un tratto ci siamo trovati a dover cercare riparo in una spaccatura nel ghiaccio. Nel giro di qualche minuto sono arrivate anche le cordate che avevamo superato in precedenza ed è stato strano ritrovarci tutti, circa una trentina in tutto, pressati all’interno di quella spaccatura, tante persone di nazionalità diverse, tutte con la stessa passione e tutte con la stessa necessità, trovare un riparo.1710482225.JPG
Visto che la folla iniziava a farsi numerosa e sapendo che le previsioni del tempo non prevedevano miglioramenti per la giornata, a malincuore decidiamo di fare ritorno a valle, senza prima esserci fermati a fotografare l’alba, unico impagabile ricordo di una spedizione che non è arrivata in vetta, anche se per “soli” 400mt. Ebbene sì, a quota 4400 il buonsenso ci ha suggerito di tornare indietro malgrado il cuore mi gridasse di andare avanti.
Da quel momento mi è stato difficile apprezzare il resto del viaggio, e mentre l’ultimo spavento ci veniva offerto dallo sbuffare del vento contro la cabina della funivia che non riusciva a tornare a valle e veniva sballottolata col suo contenuto, cioè noi, io guardavo la vetta e pensavo solo ad una cosa…per questa volta è andata così ma di una cosa si può essere sicuri…ci rivedremo!!!
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________________ ALLA PROSSIMA ________________

Ed ecco perchè non siamo arrivati in vetta …ultima modifica: 2008-09-29T10:38:00+02:00da nerofazer
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