Prove tecniche…12.07.2008

Fervono i preparativi, ormai quasi tutta l’attrezzatura è al completo, l’allenamento è discreto, la meta finale è là, a quasi 5000mt, 4810 per l’esattezza, facile quindi indovinare di che vetta si parla…hehe…indovinate indovinate 😉
Comunque, in attesa che venga il giorno della grande sfida ci si prepara con prove generali come quella di ieri.
Alle 4.30 la sveglia suona, scendo dal letto e mi preparo in fretta cercando di tenere gli occhi chiusi, quasi per riuscire a riposare ancora qualche minuto ma ormai sono in piedi. L’appuntamento è per le cinque e lo zaino è pronto, preparato la sera prima ed anche per questo mi sento stanco, era mezza notte che finivo di prepararlo e dopo quattro ore e mezza di sonno la stanchezza è ancora molta…cmq. Alle cinque si parte, destinazione Pinzolo, più precisamente il rifugio “Ai Caduti dell’Adamello” passando dalla Val di Genova. Ad un quarto alle sette parcheggiamo la macchina, il silenzio è interrotto solo dal canto di qualche uccello e dai nostri passi, calziamo gli scarponi, ci carichiamo gli zaini a spalle, ed alle sette siamo sul sentiero che da quota 1584 della valle ci porterà ai 3050 metri di altezza del rifugio. Come sempre quello più sicuro ed attrezzato sono io, e questo lo pago col peso dello zaino che con i suoi 15kg di peso mi rallenta costringendomi a qualche sosta ogni tanto. Il tempo è nuvolo e le previsioni dicevano che sarebbe stato brutto ma io le previsioni non le ho mai seguite…ed infatti non piove, e sinceramente le nuvole che coprono il sole sono un sollievo dato che dopo i 2000 mt non c’è più vegetazione e quando c’è il sole è un’autentica sudata. I panorami sono incantevoli e le cascate che scendono dal ghiacciaio sono nel pieno della loro portata, il fragore si sente per tutta la valle ed arrivati ad un punto in cui si possono ammirare completamente in tutto il loro splendore, ci fermiamo per scattare alcune foto con la mia inseparabile macchina fotografica che mi segue ovunque. Oltrepassate le cascate ed alcuni tratti di sentiero attrezzato con cavi d’acciaio e scalette, raggiungiamo la sorgente del fiume Sarca, proprio al limite del ghiacciaio. Il vento è gelido e ci fermiamo solo pochi minuti per ammirare il paesaggio, ripartendo poi di buon passo verso il nevaio e l’ultimo tratto del percorso. Camminare nella neve  con uno zaino pesante è piuttosto faticoso ed il mio compagno di viaggio, meno attrezzato (beata incoscienza), ogni tanto si deve fermare per aspettarmi. Tutto sommato raggiungiamo il rifugio in quattro ore, quindi impiegando un tempo inferiore a quello segnato sulla traccia che lo dava per 4,5 – 5 ore. Guardiamo il paesaggio che con quella luce ha qualche cosa di mistico, un’atmosfera incantata e silenziosa circonda tutte quelle creste innevate. Si vede passare solo qualche puntino, alpinisti che di tanto in tanto arrivano al rifugio. Entriamo e decidiamo di scaldarci con un brodino caldo (chi ride lo sfido a provare), un vero toccasana in certi casi. un ora di riposo e siamo pronti per la discesa. Quattro chiacchiere col gestore del rifugio, persona cordialissima e disponibile, con la quale ci scambiamo impressioni ed esperienze, poi si scende. La discesa è su un sentiero diverso da quello dell’andata, che in effetti non conosco molto bene, e se c’era la possibilità di sbagliare strada noi l’abbiamo fatto con stile.
93329415baa54a013b7acd92ed45c6fd.jpg Scendiamo lungo il nevaio fino alla lingua di ghiaccio, percorsa ed attraversata da numerosi rigoli d’acqua, ma la superficie sembra solida e con cautela ci incamminiamo verso il lato opposto. Una traversata di qualche decina di minuti, forse mezz’ora, ma intensa di suspance e di emozione, perchè l’idea di camminare su un pavimento di ghiaccio spesso non so quante decine di metri in cui ci potrebbe essere una crepa che si apre all’improvviso sotto i piedi be’, in effetti crea parecchia tensione. Alla fine riusciamo a raggiungere il lato opposto della lingua di ghiaccio e ci accorgiamo che non era quello il punto in cui si doveva riprendere il sentiero ma che quest’ultimo si trovava molto più a valle. Decidiamo così di ritornare sulla lingua di ghiaccio e di percorrerla per tutta la sua lunghezza fino al punto in cui questa veniva attraversata dal passaggio di altri alpinisti che vedevamo in lontananza. Sono stati attimi di tensione, in cui corda e ramponi sono i tuoi migliori amici e dove il fiato è leggero leggero, l’orecchio teso a carpire anche il più piccolo scricchiolio d’allarme e lo sguardo basso a controllare bene il prossimo punto in cui viene appoggiato il piede. Alla fine però è andato tutto bene e ripreso il sentiero che portava a valle, in poche ore siamo ritornati alla macchina, non senza prima aver preso anche un bell’acquazzone di una mezz’ora circa, ma in fondo è stato quasi piacevole dopo una sudata di circa dieci ore. Oggi, gambe doloranti e ginocchio…pure, guardo la cartina del Monte Bianco sicuro che riusciremo a salire tutti i suoi 4810 metri. Avete indovinato la vetta di cui vi chiedevo il nome all’inizio? Hehe…di che colore era il cavallo bianco del re?
Una cosa però è strana, le uniche alpiniste che ho incontrato, due per l’esattezza, erano straniere…che le donne italiane siano da meno? Mmm…spero di no!!! AAA cercasi 😛

ciao ciao
 

Prove tecniche…12.07.2008ultima modifica: 2008-07-13T20:50:00+02:00da nerofazer
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11 pensieri su “Prove tecniche…12.07.2008

  1. Beh, direi proprio di si. E’ bellissimo avere un amico sincero su cui poter contare quando ne hai bisogno, con cui poter ridere quando ti va e con cui poter piangere quando sei triste. E’ la mia prima esperienza sull’argomento amicizia e ci sto proprio facendo l’abitudine. 😉
    Ciao e buona notte
    PS quanto invidio questa tua voglia di movimento e d’avventura, io sono sempre stata una gran pigrona e sempre lo rimarrò 😀

  2. Carissimo, bentrovato. Va tutto bene, si, e ti ringrazio perché spesso e volentieri passi da me. Non faccio io altrettanto, ma ultimamente in generale ho poco tempo. Vi penso, tuttavia. Ogni volta che guardo il vostro poster. Sorrido, e ti auguro ottima giornata. (Odio la montagna, adoro il mare. Io no so come fai guarda !!!)

  3. Anche tu non mi sembri il tipo che faccia le cose per forza, come me.
    Perciò se torni a trovarmi vuol dire che ti fa piacere e anche a me non dispiace l’idea di un altro commentatore ufficiale in più che mi offre una parola o un suo punto di vista, anche se per niente diplomatico. Perciò guai a te se scappi 😉

  4. Ciao, sono d’accordo sul fatto che il mondo del web non sia poi tanto virtuale perchè ci sono splendide persone che “sprecano” 5 minuti della loro vita per lasciarti un pensiero o anche solo per augurarti una buona giornata.
    Non sono invece molto d’accordo sul fatto che ci siano persone pronte ad abbracciarti quando ne hai bisogno. Almeno, a me non è successo. Nel momento della mia vita in cui avevo un enorme bisogno di un abbraccio, il periodo in cui mia madre lottava con il cancro, non c’era nessuno a farlo. Ma forse è meglio così, se mi fossi lasciata andare allo sfogo, sarebbe stato molto più duro riprendere il controllo e proseguire in quelle giornate infernali.

  5. qualcuno accanto in certi casi può fare la differenza
    Sicuramente è vero, hai ragione tu, ma io non so cosa significhi. Perchè tu stai parlando sicuramente di appoggio morale, che io non conosco. Gli altri si lavavano la coscienza con una visita di qualche minuto dopo l’intervento e in tutti gli altri 8 mesi dov’erano?
    Perchè io non ricordo che qulache visita o telefonata sporadica. Gli altri sanno solo pretendere e non sanno nemmeno immaginare cosa significa dare.
    Scusa lo sfogo, ma questo argomento purtroppo mi prende molto.
    Buona notte

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